Il corpo che parla

SPETTACOLO CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

24

Aprile

Il corpo che parla

Proposta di sensibilizzazione per affrontare il tema della “violenza di genere” con progetto di spettacolo teatrale “Il corpo che parla”   Promuovere il rispetto e contrastare la differenza di genere è lo scopo del percorso di ricerca dell’A.p.s. La luna la guinzaglio, di Trieste, che ha messo in scena lo spettacolo teatrale Il corpo che parla, di Gioia Battista, per la regia di Elisa Risigari. Interprete: Martina Boldarin. Per far conoscere l'impegno di un progetto teatrale, svolto allo scopo di contrastare la violenza di genere e, nello stesso tempo, favorire momenti di riflessione e discussione sui temi del rispetto, della parità e della dignità della persona, per il coinvolgimento degli studenti per dire no alla violenza contro le donne. Discriminazioni e violenze sono spesso un problema culturale, dovuto molte volte a pregiudizi e stereotipi. Per affrontare la violenza di genere occorre fare squadra tra qualunque persona o Ente, Istituzione, ed Associazione che se ne occupi per lavorare in sinergia. Ma soprattutto, per svolgere un’azione preventiva bisogna attivarsi e lavorare in ambito educativo e nei contesti formativi, in particolare con gli studenti che attraversano la fascia d’età adolescenziale, tra le giovani coppie che si formano anche in ambito scolastico per educarle a riconoscere la violenza e le sue conseguenze sulla salute psico-fisica della persona e di chi gli è vicino. Ma anche con adulti, perché si dia il giusto peso al problema, non lo si sottovaluti e si possa riflettere su quali possono essere le conseguenze fisiche e psicologiche della violenza. Il progetto della rappresentazione teatrale qui proposta si pone l’obiettivo di offrire strumenti per analizzare il problema per poi trasformarlo nella pratica in comportamenti corretti e rispettosi.

Sinossi dello spettacolo

Uno spettacolo, nonostante tutto, che difende l’amore. Quello vero. Per la vita. Quell’amore che non si deve mai associare alla parola “troppo”. Perché il “troppo amore” non è già più amore, ma una distorsione. Senza pietismi o piagnistei, senza guerre rancorose, senza aggiungere violenza a violenza ma nell’incredulità di chi ama e non sa capacitarsi che la massima privazione, quella della vita, possa avvenire proprio per mano di chi diceva di amare. Uno spettacolo poetico, delicato e forte allo stesso tempo, perché contrappone in ogni sua piega, fra ricordi e sogni infranti, la pienezza di una giovane vita, che ormai non è più vita. E lo sguardo dolce e, incredibilmente, ancora innamorato, della protagonista va a scoprire a poco a poco quanto le è successo. Essere trattati come spazzatura. Diventare spazzatura. Un paradosso. “Eppure lui diceva di amarmi”. Il progetto nasce in occasione della prima edizione del premio di drammaturgia «Anima e corpo del personaggio femminile» dedicato ad Adriana Monzani e indetto dall’Associazione Candoni. L’esigenza di raccontare uno dei temi più attuali della società in cui stiamo vivendo, e la necessità di farlo ponendo la centralità sulla vittima. Il testo è stato scelto tra i finalisti, e ha successivamente vinto il premio con il giudizio unanime della giuria. Dalle motivazioni del Premio: «Il testo affronta un argomento di drammatica attualità senza cadere nel cronachistico, con un linguaggio semplice ma, al tempo stesso, di profonda verità e potenza evocativa, in una struttura drammaturgica dal ritmo incalzante che rimanda al genere noir. E di grandi potenzialità sceniche, tutte da esplorare.»
 
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